Il nome Stefano Sannino sta dominando i motori di ricerca italiani con un’impennata senza precedenti. Oltre 5000 ricerche in sole quattro ore e un aumento del 1000% che certificano come l’attenzione mediatica si sia concentrata improvvisamente su questa figura chiave della diplomazia europea. Quando un diplomatico del suo calibro finisce sotto i riflettori con tale intensità, significa che sta accadendo qualcosa di davvero grave nelle istituzioni comunitarie.
Per chi segue la politica europea, Sannino rappresenta uno dei volti più influenti della diplomazia italiana ed europea degli ultimi decenni. A 65 anni, questo diplomatico di carriera ha ricoperto il ruolo di segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna dal 2021 al 2024, gestendo di fatto la politica estera dell’Unione Europea. Il suo curriculum include incarichi prestigiosi come ambasciatore d’Italia in Spagna e rappresentante permanente presso l’UE, un percorso brillante che oggi rischia di crollare sotto il peso di accuse gravissime.
Stefano Sannino fermato a Bruxelles: cosa è successo il 2 dicembre
La notizia che ha scosso le istituzioni europee è arrivata come un fulmine: Stefano Sannino è stato fermato a Bruxelles nell’ambito di un’inchiesta della Procura Europea. Non si tratta di una semplice convocazione formale, ma di un vero e proprio fermo disposto dall’EPPO, l’organismo che indaga sui reati finanziari che danneggiano il bilancio dell’Unione.
Insieme a lui è stata fermata anche Federica Mogherini, ex ministro degli Esteri italiano ed ex Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, oltre a una terza persona non ancora identificata. Un trio che fino a ieri incarnava l’eccellenza della diplomazia italiana in Europa, oggi al centro di un’inchiesta che rischia di travolgere la reputazione costruita in decenni di servizio.
Accuse di frode e corruzione negli appalti europei
Le accuse mosse contro Sannino sono pesantissime: frode negli appalti, corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale. Si tratta di reati che in ambito diplomatico equivalgono a una condanna professionale ancor prima di qualsiasi sentenza definitiva. L’inchiesta si concentra sul periodo 2021-2022, quando era in corso una gara d’appalto per l’assegnazione di un programma di formazione della durata di nove mesi destinato ai futuri diplomatici europei presso il Collegio d’Europa di Bruges.
Secondo la ricostruzione della Procura Europea, durante questa procedura sarebbero stati violati articoli fondamentali del Regolamento finanziario relativi alla concorrenza leale. Ma l’aspetto più grave riguarda la presunta divulgazione anticipata di informazioni riservate a uno dei candidati partecipanti, configurando un vantaggio competitivo sleale che mina alla radice i principi di trasparenza che dovrebbero governare gli appalti pubblici europei.
Il ruolo controverso del Collegio d’Europa nella gara d’appalto
Gli investigatori sospettano che il Collegio d’Europa sia stato informato preventivamente sui criteri di selezione della gara. Sapere in anticipo cosa cercano i selezionatori equivale a giocare una partita truccata dall’inizio, un comportamento che tradisce i valori fondanti dell’Unione Europea. Per chi opera nelle istituzioni comunitarie, questo tipo di irregolarità non rappresenta solo un reato amministrativo, ma un tradimento dei principi di legalità e trasparenza che dovrebbero distinguere la burocrazia europea.
Le prossime 48 ore decisive per Sannino e Mogherini
Il fermo può durare fino a 48 ore, periodo durante il quale un giudice istruttore nelle Fiandre Occidentali dovrà decidere se convalidarlo. Sono ore cruciali in cui i legali lavoreranno per raccogliere elementi a discarico, mentre gli investigatori stringeranno il cerchio attorno alle prove. Per un uomo che ha dedicato la vita alla diplomazia, trovarsi dall’altra parte della scrivania deve essere devastante. La reputazione costruita in decenni di servizio è ora appesa a un filo.
Scandalo diplomatico che scuote le istituzioni europee
Questo caso va ben oltre le vicende personali dei protagonisti. Tocca il cuore delle istituzioni europee, sollevando interrogativi sulla gestione dei fondi pubblici e sulla trasparenza delle procedure di appalto ai vertici della burocrazia comunitaria. Il Servizio europeo per l’azione esterna, guidato da Sannino fino al 2024, gestisce budget miliardari e coordina la politica estera di 27 Stati membri. Se le accuse venissero confermate, significherebbe che chi doveva garantire integrità e trasparenza ha tradito questi principi.
Il paradosso è evidente: mentre l’Europa predica buona governance e lotta alla corruzione ai Paesi candidati, scopre problemi ai livelli più alti della sua diplomazia. Per l’Italia questo rappresenta un colpo durissimo all’immagine internazionale. Sannino e Mogherini erano considerati rappresentanti eccellenti della scuola diplomatica italiana, professionisti che avevano conquistato posizioni di vertice con merito. Vederli coinvolti in un’inchiesta per corruzione è uno smacco che brucia, soprattutto mentre il Paese cerca di riaffermare il proprio peso nelle istituzioni europee. Le prossime ore diranno se si tratta dell’inizio di uno scandalo più ampio o se le accuse non reggeranno, ma il nome Stefano Sannino è destinato a restare nelle cronache per ragioni che nessuno avrebbe immaginato.
Indice dei contenuti
